I NUDI
“…donne che hanno tempo e voglia di amare….”
questa e’ una frase di Rodin a cui la nostra artista e’ molto legata tanto che nel 1999 a Palazzo Barberini a Roma, Cinzia Cotellessa, ha inuaugurato una mostra con suddetta frase: una mostra sostanzialmente costituita da ritratti di donne di ogni epoca ed etnia, nudi e non …Daniela Romano scrisse di lei :
“ ….storie ,storie storie …non facciamo altro che raccontare delle storie ! Cinzia Cotellessa ci racconta la sua : il suo ipsismo , la sua necessità di sopravvivere ,più che giusto , s’impegna in realtà come una pantera per raggiungere questa soggettività , con un discorso formale mediato , nei confronti dell’ interlocutore, dal garbo e dalla pazienza , pieno di sfumature (cromatiche ) e di aspettative.
Storie di donna che calibra la sua interattività con un messaggio trasmesso e contenuto da una punta di sanguigna su di un foglio bianco…..sulla carta , l’informazione e’ sottile e persuasiva nell’attrarre il malcapitato in questo mondo femminilistico mascherato da una natura da cronista del proprio tempo, sebbene pieno di coscienza storica e pilotato a ricondurci dentro di noi…”
Sembra strano osservando le opere della Cotellessa poter affermare che è rintracciabile nel suo lavoro quasi un percorso al contrario .siamo soliti ammirare quadri astratti dipinti da artisti che hanno iniziato la loro ricerca partendo dal figurativo , qui l’autrice ci indica chiaramente come il suo nuovo approdo stilistico prende le mosse da nascoste forme geometriche ,attratta ed incantata dalla perfezione, corporeità e plasticità della sfera , ci propone nudi opulenti ,trasbordanti di sensualità in cui riesce a sublimare queste forme geometriche, incatenandole l’una verso l’altra.
In queste tecniche miste con il suo temperamento nativamente esuberante ,irrazionale , ci fa scoprire la sensualità nascosta in un piede , piede ambiguo , non di un uomo ,non di donna , ma nervoso e vibrante , perchè i suoi nudi sono imposti quasi con violenza , sono dei versi sbattuti in faccia, che contrastano, immersi in una dolce sospensione con l’ambiente che li circonda carico di tende , drappi, nappe, capelli, legami intrecci che ci portano forzosamente ai tormenti interiori vissuti però con serafica semplicità quasi come se il rimanere fortemente in contatto con la realta’ e la materia possa in qualche modo renderci più semplice il cammino.
All’uso sapiente della sanguigna si è congiunto l’utilizzo di colori pastosi, caldi, il verde marcio ,verde sottobosco su cui in un modo o nell’altro si pone la figura cosi’ come giacciamo sulla profondita’ del nostro inconscio, l’oro, barocco indice di ricchezza e piacere della vita.
Arriviamo cosi’ a “Zut” letteralmente accidenti!, un’esclamazione che per pronunciarla ci costringe a trattenere il fiato sospeso e a rimanere sospesi per un attimo , quell’attimo caro alla nostra artista che gia’ ritrovammo nei suoi primi nudi aggomitolati in un sforzo inamovibile. è l’attimo sospeso , infinito, in cui avviene la metamorfosi del colore e della forma .
I corpi , questi corpi nudi, abbondanti , che sfacciatamente si propongono e contemporaneamente si celano al nostro sguardo , che si lasciano intuire che vi è dell’altro da vedere e da scoprire per stuzzicare la curiosità e l’arguzia dell’osservatore.
L’artista coniuga con il suo senso creativo la memoria e lo stile linguistico , la sperimentazione e la rappresentazione , ornamentazione e comunicazione , poesia collettiva dell’arte e prosa personale della materia .la sua rabbia di una donna che vuole comunicare con la sua femminilità e nel farlo resta fedele alle parole di d’Annunzio:
“…adesione alla vita per creare e distinguere , per espandersi , per dissolversi e rinnovarsi……